Decapitato dai jihadisti l'archeologo siriano Khaled Asaad
Il direttore delle Antichità e dei musei siriani, Maamoun Abdulkarim, ha confermato che i militanti del sedicente Stato islamico (Is) hanno distrutto il tempio di Baal Shamin a Palmira, uno dei siti archeologici più importanti del mondo. Lo ha riferito l'agenzia di stampa Dpa.
Il tempio era stato costruito circa duemila anni fa ed era considerato uno dei più importanti di Palmira, chiamata la 'perla del deserto' per la ricchezza del suo patrimonio artistico. Secondo Abdulkarim, l'Is ha posizionato una grande quantità di esplosivo all'interno del tempio di Baal Shamin, che si trova a poche decine di metri dal teatro romano della città.
La scorsa settimana i jihadisti dell'Is hanno decapitato l'archeologo siriano Khaled al-Asaad, capo delle antichità di Palmira, e ne hanno appeso il corpo a una colonna della piazza principale del sito patrimonio dell'umanità. Sempre la scorsa settimana gli uomini dell'autoproclamato califfato hanno raso al suolo il monastero cattolico di Mar Elian a Qaryatain, a sud ovest di Homs e sulla strada che porta proprio al sito archeologico di Palmira.
La distruzione del tempio di Baal Shamin suscita "certamente dolore e tristezza" e la convinzione che l'Is "non si fermerà, anche se spero che le mie affermazioni vengano smentite". E' quanto dichiara ad Aki-Adnkronos International Maria Teresa Grassi, direttore dal 2007 a 2010 della missione italo-siriano 'Palmais' a Palmira e docente di Archeologia all'Università degli Studi di Milano.
"Assistiamo impotenti (alla distruzione del patrimonio culturale siriano, ndr), siamo qui a dircelo, ma finora non è cambiato niente - afferma l'archeologa - Non so fino a quando si potrà andare avanti così in Siria". Sul tempio di Baal Shamin, Grassi sottolinea che l'Is "ha scelto uno dei meglio conservati", in particolare "la cella del tempio era intatta".
L'archeologa conosceva bene Khaled al-Asaad. "Era andato in pensione, ma era la memoria storica di Palmira - afferma Grassi - Con la mia missione abbiamo collaborato con il figlio di al-Asaad, che ne aveva preso il posto. Ricordo che veniva spesso a trovarci nello scavo e che era sempre attento e interessato a quello che avveniva".