Nel documentario che viene proiettato domani nella sezione orizzonti, la storia vera del finto corteo nuziale messo in piedi da due registi per aiutare cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa, a proseguire il loro viaggio senza documenti dall'Italia alla Svezia. Il regista Augugliaro: "Abbiamo cercato uno sguardo nuovo scevro da ogni vittimismo"
Un insolito corteo nuziale attraversa le frontiere di mezza Europa, dall'Italia alla Svezia. E' il viaggio descritto da 'Io sto con la sposa', un documentario con i ritmi e la tensione di un film, a Venezia per la sezione Orizzonti, fuori concorso. Le cose non sono come sembrano. A organizzare il viaggio sono un poeta palestinese siriano e un giornalista italiano che vogliono così aiutare cinque palestinesi e siriani sbarcati a Lampedusa, in fuga dalla guerra, a raggiungere, illegalmente, la nazione europea più ospitale nei confronti dei profughi. A firmare il film, collettivamente, sono Gabriele del Grande, Chaled Soliman Al Nassiry e Antonio Augugliaro, protagonisti nel viaggio in prima persona. In quattro giorni e tremila chilometri si incrociano emozioni forti: la speranza di un futuro migliore, i ricordi del passato drammatico in Siria e di quello, se possibile, ancor più drammatico della traversata del Mediterraneo.
"Un film documentario ma anche un'azione politica, una storia reale ma anche fantastica", spiegano i tre registi che alternano la tensione dei momenti di azione, con risvolti anche allegri, allo strazio delle pause in cui si torna a ricordare. Il film è un esempio di impegno civile in prima persona, un esempio di come le leggi europee sull'immigrazione non siano sentite proprie da tanti cittadini europei. A dimostrarlo anche il finanziamento del film. 'Io sto con la sposa' ha ricevuto 100mila euro grazie al contributo di 2.617 persone da 389 Paesi di tutto il mondo, con una campagna di Crowdfunding online. Del resto, come dice la falsa sposa del film "in cielo c'è un solo sole per tutti, una sola luna per tutti".
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